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NCAA – La “pazzia di marzo” è finita, ora spazio alle Final Four
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12 anni agoon
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Redazione
Sono partite in 345 squadre, divise in 32 conference, si sono date letteralmente battaglia per una stagione intera, fatta di rivalità, storie e nuovi prospetti, ed ora sono rimaste in 4, forse non quelle su cui avreste puntato ad inizio stagione, ma sicuramente quelle che lo hanno meritato di più.
Siamo finalmente giunti alle tanto attese Final Four di Atlanta del Torneo NCAA di College Basket che come ogni anno nel mese di marzo, paralizza lAmerica e attira lattenzione mediatica di tutti gli appassionati, presidente Obama in primis.
Le quattro contendenti che si sfideranno a suon di canestri e schiacciate sul parquet del Georgia Dome saranno: Louisville, Wichita State, Michigan e Syracuse.
LOUISVILLE:
Partiamo dagli uomini di Pitino. I Cardinals, che non vincono il titolo dal 1986, autori di una stagione conclusasi con il record di 33 vittorie a fronte di 5 sole sconfitte, hanno raggiunto le Final Four dopo avere avuto la meglio sui Duke Blue Devils nelle Elite Eight, in una partita equilibrata solo fino all intervallo. Guidati dalla leadership di un Peyton Siva che fino a questo momento non ha sbagliato un colpo, e dai canestri decisivi di Russ Smith, i Cardinals entrati nel tabellone NCAA con il numero 1 del ranking si presentano dunque come i favoriti assoluti per la vittoria finale. Una motivazione aggiuntiva, che garantirà ulteriore benzina alla macchina perfetta guidata da Pitino, sarà quella di dedicare il trofeo e la vittoria finale allo sfortunato Kevin Ware, infortunatosi terribilmente durante il match contro Duke e le cui parole prima di essere portato all ospedale sono state: Non pensate a me, io starò bene.. Pensate solo a vincere questa partita ed il torneo, fatelo per me!.
WICHITA STATE:
Ecco una squadra che sicuramente non troverete in alcun Bracket, neanche in quello dei massimi esperti. Gli Shockers, guidati dallottimo Gregg Marshall, coach rivelazione dell ultimo anno, non raggiungevano infatti le Final Four dal 1965, ultima ed unica apparizione per altro. La loro presenza però non deve stupire più di tanto a fronte di quello che è stato il loro cammino nel tabellone principale nel quale erano entrati con la posizione numero 9 nella West Division e che li ha visti eliminare squadre del calibro di Gonzaga e Ohio State (dove gioca il nostro Amedeo Della Valle) mostrandosi incredibilmente versatile e mutando completamente la strategia di gara a seconda dei punti di forza degli avversari. Pur privi di un vero e proprio go-to-guy, gli Shockers possono contare su di un gruppo solido e compatto, anche se, contro i Cardinals, tutto questo, potrebbe non bastare.
SYRACUSE:
Gli Orangemen di coach Jim Boeheim, favoriti lo scorso anno, ma eliminati prematuramente per mano di Ohio State, entravano in questa stagione un po in punta di piedi dopo avere perso Dion Waiters, Fab Melo e Kris Joseph, chiamati ai piani superiori nello scorso draft NBA. Nonostante una classe di reclutamento non eccezionale, gli uomini di Boeheim sono riusciti a raggiungere le Final Four alle quali mancavano dal 2003, anno dell ultimo ed unico titolo degli Orangemen targato Carmelo Anthony, grazie al sistema della difesa a zona, punto di forza di Boeheim e vero e proprio rebus per gli attacchi avversari, chiedere ad Indiana per credere. Anchessa privi di un vero e proprio leader, Syracuse può comunque puntare sul talento di Michael Carter-Williams, di C.J. Fair e su quello di Brandon Triche, che sicuramente vorranno vendicare il fallimentare torneo dello scorso anno.
MICHIGAN:
Come i Michigan Wolverines siano riusciti a raggiugere le Final Four è presto detto e la risposta ha un nome ed un cognome: Trey Burke. Alle Sweet Sixteen infatti Michigan ha eliminato Kansas, guidata da una delle sorprese di questa stagione come Ben McLemore, dopo essere stata sotto di 14 punti a 7 minuti dal termine, con un canestro impossibile da 3 punti di Burke sulla sirena che ha portato la partita all overtime, vinto poi sempre grazie a Burke autore di 23 punti, tutti segnati nel secondo tempo. I punti di forza dei Wolverines sono senzaltro le guardie, Burke e Hardaway Jr. (figlio del grande ed indimenticato Tim) che costituiscono un backcourt già, forse da livello NBA, al quale si aggiunge un Mitch McGary in costante e grande crescita che aggiunge peso e centimetri sotto canestro. Per poter vincere è però necessario risolvere il cubo di Rubik rappresentato dalla difesa a zona di Boeheim, cosa per nulla semplice.
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