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Novellistica pallonara: Miccoli, Radice, e i vichinghi?
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12 anni agoon
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RedazioneA trentaquattr’anni, finalmente ce l’ha fatta: si è drasticamente ridotto l’ingaggio, ha accettato la Lega Pro, ma adesso Fabrizio Miccoli è un giocatore del Lecce. Il luogo ideale, l’amatissimo Salento, per concludere una strepitosa carriera e ritrovare la serenità minata dalle notiziacce degli ultimi tempi. Dietro di sé, i prodigi da infante nella Milano rossonera, la nostalgia di casa e il Casarano, una doppia parentesi umbra (Terni e Perugia), la grande occasione nella Juventus di moggiraudobettega, e la Fiorentina e il Portogallo, con il Benfica. Ma, soprattutto, Palermo e il Palermo.
In tripla cifra le presenze in A con i rosanero, 165, come lui nessuno mai. E lo stesso dicasi per i gol: 81 in totale, 74 nella massima serie. Record battuto dopo 79 anni, in una nevosa sera di febbraio 2012, resa incandescente dalla tripletta all’Inter ranieresca. Il precedente detentore, era un monzese di stazza, occhi verdi e capelli biondi. E guance rosse: Carlo Radice, «il Vichingo».
Vichinghi che, personalmente, mi hanno sempre affascinato. Maestri della navigazione, fu proprio un norreno – Bjarni Herjólfsson – il primo europeo ad avvistare le Americhe, con cinque secoli d’anticipo sul ben più celebre Cristoforo Colombo. Ma è soprattutto la loro mitologia ad entusiasmare: emblematica, la figura di Odino, divinità suprema. Creatore del mondo, anziché parlare, verseggia: è il dio della poesia. Ma anche della guerra, e della magia. E la sua sapienza non ha limiti, ma gli è costata un occhio della testa. Letteralmente: a Mímir, che gli elargisce il proprio sterminato sapere, Odino è costretto a cedere un bulbo oculare. Degna di nota anche la sua dieta, poiché si nutre esclusivamente di vino ed idromele; del suo cibo sfama invece i lupi, Geri e Freki, ed i corvi, Huginn e Muninn, che sono sostanzialmente gli animali domestici di quest’onniscente divinità.
Ma riallacciamoci al calcio: l’epoca vichinga si ritiene infatti conclusa, convenzionalmente, il 25 settembre 1066. Giorno della battaglia di Stamford Bridge, in cui le truppe di Aroldo II d’Inghilterra riportarono una schiacciante vittoria sui vichinghi. E da questo successo militare trae il nome lo stadio del Chelsea.
Per la cronaca, Carlo Radice trascinò il Palermo dalla C alla A con 62 gol. Miccoli, che col Lecce ha firmato un biennale con opzione per il terzo anno, si augura di fare altrettanto.