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Prandelli: “Se non mi emoziono invito Papa Francesco allo stadio”
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12 anni agoon
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RedazioneNel corso di un’intervista esclusiva alla “Gazzetta dello Sport”, il CT della nazionale italiana, Cesare Prandelli, ha parlato di Papa Francesco, che gli azzurri avranno l’onore di incontrare in Vaticano, alla vigilia dell’amichevole di lusso contro l’Argentina del prossimo 14 agosto allo stadio olimpico. Ecco alcuni tra gli stralci più significativi:
Prandelli, è stata sua l’idea di quest’incontro col Papa. Com’è nata?
“D’istinto, dopo le prime uscite del Pontefice, in quel clima di simpatia e consenso generali. Ho pensato a Italia e Argentina, le ‘sue’ nazionali, che partono insieme, dallo stesso albergo, per incontrarlo con gioia. La nostra Federazione ci ha lavorato. Martedì accadrà“.
Cosa l’ha conquistata del Papa?
“Le direttive immeditate e precise, le abitudini intatte, l’umiltà, le prime parole dedicate alla tenerezza e alla compassione. Oggi non sappiamo più di che materia sia fatta la compassione. Il coraggio della tenerezza significa accettare i propri limiti, la propria debolezza. Per questa società riconoscersi vulnerabili è inammissibile, è out. Papa Francesco si è posto subito come un punto di riferimento e non solo per i cattolici. Mi è piaciuta una cosa che ha detto Aldo Busi: ‘Vorrei essere l’assaggiatore
preventivo dei pasti del Papa’. L’ho trovato un pensiero affettuoso, protettivo“.
Balotelli aiuta una favela di Salvador.
“Sì, quando mi ha chiesto di poter uscire perché una missionaria della favela era venuto a trovarlo, aveva una gioia negli occhi che gli ho detto di sì, anche se eravamo blindati in albergo. Mario ha la generosità e la sensibilità giuste per vivere intensamente
l’incontro con questo Papa“.
Cosa dirà a Papa Francesco martedì?
“Vorrei dirgli: ‘Se domani sera non ha di meglio da fare, venga allo stadio con noi’. Ma temo che mi mancherà la voce per l’emozione“.
Se le chiederà dei 120 milioni per Bale?
“Perché non destinare per legge parte di somme del genere in spese sociali? Perché non porre dei tetti? I calciatori sono gli ultimi a poter fare qualcosa e i primi a spendersi in solidarietà. Devono muoversi presidenti e istituzioni. Il calcio fa troppo poco
per andare verso la gente e contro le ingiustizie sociali. Un calcio più povero potrebbe guadagnarci“.