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Spalletti guarda all’Inter per costruire la sua Italia

Difesa a 3 con braccetti che si sovrappongono le fondamenta da cui ripartire…

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Di Andrea Verde

Dobbiamo mettere a proprio agio i calciatori in base a come giocano nel loro club, il blocco squadra Inter è quello da cui prendiamo più calciatori, loro giocano a tre in difesa e dobbiamo tenerlo presente”, queste le parole del ct post Italia-Ecuador. 

Spalletti comprende bene come non ci sia il tempo per costruire da zero in nazionale. Non si può allenare la nazionale come se fosse un club e darle un gioco che sia indipendente da quello dei club di provenienza dei calciatori. È necessario prendere ciò che di buono questi giocatori già hanno acquisito. L’Inter è quindi un punto di riferimento sia perché sono numerosi i calciatori interisti in nazionale, sia perché l’Inter di Simone Inzaghi è la squadra che gioca meglio in Italia. 

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Ma cosa abbiamo visto dell’Inter in queste due partite? 

La cosa più evidente è che l’Italia ha adesso 2esterni a tutta fascia che hanno il compito di attaccare la profondità. Soprattutto Bellanova è stato incalzato molto, anche lui abituato a giocare in un sistema simile, quello di Juric al Torino. 

Venendo alla prima costruzione, questa è stata fatta prevalentemente a 4: con i 3 centrali e in aggiunta un esterno (soprattutto Dimarco), oppure i 3 centrali con Jorginho che si abbassava e Darmian che quindi si defilava sull’esterno. L’Inter fa la stessa cosa con Calhanoglu. 

Quando viene chiamato in causa il portiere, sempre in prima costruzione, si viene a creare il rombo, costituito dal portiere come vertice basso, il centrale (Mancini in questo caso, Acerbi nell’Inter) come vertice alto e i 2 braccetti alle estremità. 

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Una caratteristica evidentissima del calcio di Inzaghi che si è vista sono state le sovrapposizioni, sia esterne che interne, dei braccetti che salivano e si avvicinavano agli attaccanti o attaccavano la linea di difesa. 

Per concludere, un cambio di rotta rispetto alle amichevoli di autunno che ha a che fare con Inzaghi e allenatori da 3-5-2 è stata la volontà di sviluppare gioco sulle fasce, con tanti cambi di posizione tra mezzapunta (Pellegrini) e Dimarco, oppure tra Bastoni e lo stesso Pellegrini che scendeva ad impostare. Lo stesso Raspadori si defilava tanto, l’intento è quello di creare superiorità numerica in quelle porzioni di campo. 

Si tratta di un modo di giocare che sicuramente favorisce certi calciatori, gli interisti ma anche Bellanova, Pellegrini (abituato a costruire gioco da defilato), lo stesso Zaniolo. 

Ne vengono sfavoriti altri. Tra i presenti probabilmente Di Lorenzo, che è un terzino. Quindi a tutta fascia fa fatica perché non ha la corsa e lo spunto di un esterno a 5. Da braccetto è un po’ sacrificato. È un calciatore che ha visione ed è più a suo agio di fianco al play (andando a creare un doppio play) e negli sviluppi di catena di un 4-3-3. Anche lo stesso Raspadori fa fatica se gioca defilato piuttosto che centralmente. 

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La nazionale, in definitiva, passa da essere una squadra di palleggio e dominio della metacampo avversaria a una squadra che gioca più di ripartenza e velocità, con tanti spunti tattici propri di Simone Inzaghi.

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