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Un giorno all'improvviso

A Como è finito il ciclo del Napoli

La sconfitta sul lago forse mette la pietra tombale sul sogno Scudetto di Conte…

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Como-Napoli Antonio Conte

A Como è finito il ciclo del Napoli

A una settimana dallo scontro diretto con l’Inter che può valere il campionato, abbiamo già un primo verdetto sul futuro del Napoli: è finito il ciclo di Antonio Conte.


Non me ne vogliano i tifosi azzurri: per quanto ritengo il pareggio molto probabile, le possibilità dei campani di vincere lo scudetto rimangono inalterate.

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Quella che però è cambiata è la percezione della finestra temporale di questa squadra, che nel mese di febbraio ha rallentato parecchio.

Conte sta già salutando?

Nella conferenza stampa della vigilia, Antonio Conte è già stato sibillino sul suo futuro: “Resto? C’è da lavorare, poi vediamo”.

Frase che ha sempre ripetuto in questi mesi in cui non è stato soddisfatto per l’addio a Kvaratskhelia e un mercato di gennaio che ha portato Billing e Okafor, due non fattori finora.

L’impazienza non è certo una novità dalle parti del tecnico salentino, anzi è probabilmente un marchio di fabbrica, ma le continue parole di

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sfiducia su ambiente e ambizioni fanno capire che solo un grandissimo sacrificio economico del presidente De Laurentiis, nell’anno che porterà a festeggiare il centenario del club, potrebbe convincere il tecnico a restare.

Conte ha già bocciato diversi giocatori, da Rafa Marin a Gilmour, Billing e Ngonge, e da Spinazzola, Mazzocchi, Juan Jesus non ci si aspettano miglioramenti futuri.

Raspadori sta trovando ora continuità ma difficilmente resterà un altro anno a fare la riserva di Neres.

Lukaku a 31 anni ha fatto vedere buone cose ma solo in 11 occasioni su 26 ha giocato più di 80 minuti a partita:

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con il doppio impegno dettato dalle coppe bisognerà capire cosa dirà il suo fisico, già apparso appesantito a Roma un anno fa.

A spanne, la panchina è totalmente da rifare e almeno due innesti, a sinistra e in attacco, sono indispensabili.

Cosa resterà di questo Napoli?

Meret, Di Lorenzo, Rrahmani, Buongiorno, Olivera, Lobotka, Anguissa, McTominay, Politano, Lukaku e Neres sono un undici di tutto rispetto se si punta al quarto posto,

ma non può competere con il doppio impegno, se la panchina non viene rinforzata con almeno sei o sette giocatori di livello, visto che cinque

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dei sopracitati la prossima stagione avrà 30 anni o più e già quest’anno la squadra è arrivata a metà stagione con le pile scariche.

Vincere subito è fondamentale

La vittoria contro l’Inter può cambiare l’inerzia della stagione e anche quella della prossima: sulle ali dell’entusiasmo, il Napoli può trovare risorse ed energie per ripartire e rinforzare la squadra.

Una sconfitta invece rischierebbe di demotivare l’ambiente e aprirebbe nuove polemiche con l’allenatore, col rischio di arrivare a fine anno a una frattura che riporterebbe a un inevitabile ridimensionamento.

Chi arbitra?

Chiudo con un pensiero: auguri a chi dovrà scegliere l’arbitro di questa partita. A guardare il rendimento dei fischietti quest’anno c’è da mettersi le mani nei capelli.

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Alcuni sono stati miracolati dopo errori clamorosi, altri sono stati sospesi diverse volte e i disastri si sono moltiplicati tra campo (comprensibile) e sala VAR (inspiegabile),

dove alcuni hanno dimostrato che essere scarsi in campo non è sfortuna ma semplice incapacità di comprendere le più elementari dinamiche di gioco.

C’è una sola certezza: ad arbitrare non sarà Maria Sole Ferrieri Caputi. Astro nascente dell’arbitraggio al femminile, non arbitra più in

serie A dal 3 novembre, dopo aver fatto arrabbiare Lautaro Martinez in Inter-Venezia, con tanto di clamorosa sfuriata in mondovisione del capitano argentino. Sparita.

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Graziano Campi

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