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Fino alla fine

Conte: “La mia storia alla Juventus non si cancella”.

Antonio Conte è pronto a ritornare in quello stadio che è stato la sua casa e che gli ha regalato, per più anni consecutivi, il trono di Campione d’Italia.

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Davide Giordana

Conte: “La mia storia alla Juventus non si cancella”.

Antonio Conte è pronto a ritornare in quello stadio che è stato la sua casa e che gli ha regalato, per più anni consecutivi, il trono di Campione d’Italia.

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Antivigilia speciale per l’allenatore salentino che si appresta a fare ritorno all’Allianz Stadium, da avversario, per la quarta volta in carriera: forte dei 13 anni vissuti da calciatore e del triennio 2011-2014 in panchina che ha sancito il ritorno al vertice di Madama.

Sabato alle 18:00, infatti, Conte calpesterà l’impianto che lo ha visto protagonista e che per la prima volta lo farà col pubblico sugli spalti. In passato, causa restrizioni legate alla pandemia, il tecnico leccese ha evitato l’incrocio con i suoi vecchi tifosi.

E proprio Conte, in conferenza stampa a Castel Volturno (a circa 48 ore dal match) è stato chiamato a fornire le prime indicazioni stagionali sulla corsa al vertice.

Di seguito le parole dell’ex tecnico bianconero e neo-allenatore del Napoli.

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Il ricordo di Totò Schillaci

“Prima di iniziare vorrei rivolgere un piccolo pensiero per la scomparsa di Totò Schillaci. A soli 59 anni viene a mancare un calciatore ed una persona soprattutto per noi del Sud che è un po’ l’emblema, una persona che ce l’aveva fatta ad arrivare in alto, per noi tutti un grande esempio. 

Sono davvero rattristato e dispiaciuto, ho avuto la fortuna di giocare con lui alla Juve quando avevo 21 anni, lui era già affermato. Un pensiero alla famiglia per la perdita di un’ottima persona.

Un aneddoto? Arrivavo da Lecce, dal Sud e dunque avevo molto legato con lui che si rese molto disponibile. Quando arrivai alla Juve poi erano tutti dei campioni e davo del voi a tutti. Lo vedevo come un idolo nonostante fosse molto umile”.

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Juventus e Napoli su due livelli differenti

“Juventus-Napoli un esame? Ogni test lo è: lo è stato anche a Cagliari su un campo complicato. A volte può esserlo tattico, altre tecnico: ogni volta va affrontato nel modo più serio possibile”.

Ci auguriamo che possa essere una partita che possa contare qualcosa sia per la Juve che per noi. Oggi, però, è presto per dirlo: ma c’è voglia di rivalsa. La Juventus non si accontenterà di arrivare terza, così come noi. Partiamo da due livelli differenti, ma magari nel match di ritorno con più certezze si potrà dire di più”.

Una storia incancellabile

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“La mia storia alla Juve parla chiaro: 13 anni da calciatore dove sono stato anche capitano e abbiamo vinto praticamente tutto, poi ho avuto l’opportunità di allenarla 3 anni in un momento molto difficile, inaugurando un ciclo storico di 9 Scudetti consecutivi. Faccio sicuramente parte della storia bianconera per quello che ho dato”.

Da calciatore puoi scegliere di restare per sempre in una squadra, come accaduto con Bruscolotti, Maldini, Baresi, Antognoni e Totti. Poi inizia la carriera da allenatore e rimane molto complicato a livello personale decidere dove andare. 

Ho allenato la Juventus e poi anche altre piazze, che ho sempre onorato essendo il primo a difendere i loro colori. Ora guido il Napoli e ne sono orgoglioso.

La storia non può cancellarmela nessuno, sono contento di tornare in uno stadio che ho visto inaugurato e sarà la prima volta coi tifosi: sarà sempre un’emozione”.

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Motta e l’eredità di Allegri

“L’eredità che raccoglie Thiago Motta è pesante: Allegri ha scritto tantissime pagine di storia della Juve e allenarla non è mai semplice, così come all’Inter o al Milan vengono chieste sempre vittorie”.

Thiago era nella mia rosa agli Europei: è un ragazzo serio, bravo e che a Bologna ha fatto benissimo. Gli auguro il meglio, ovviamente non contro di noi…”.

Napoli pronto a sporcarsi l’abito

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“Il Napoli deve indossare un bell’abito, perché vogliamo offrire sempre un bello spettacolo calcistico. Ovvio che durante le partite devi essere pronto a sporcartelo a seconda delle situazioni, con cattiveria e concentrazione”.

Napoli forte, veloce e resistente

“Qualcosa rispetto all’anno scorso è cambiato, con 12-14 giocatori in uscita e 7 in entrata, scegliendone altri con determinate caratteristiche. Penso che l’aspetto fisico nel calcio di oggi sia importante, un top player dev’essere forte, veloce e resistente e noi dobbiamo cercare di combinare tutte e 3 queste doti”.

Il gruppo l’arma vincente

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“Il gruppo è sempre l’arma vincente di chi vuole essere competitivo e ambire a qualcosa di importante. Lo spirito di unione e la voglia di aiutarsi nelle difficoltà. Ho trovato ragazzi perbene, nessuno pensa a sé stesso. Lo spirito si costruisce durante il percorso e soprattutto nelle cadute, per migliorare le cose negative parlando, da parte mia, in modo diretto, onesto e schietto alla squadra”.

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