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Un giorno all'improvviso

Esclusiva, Pazienza: “Conte è un maniaco del lavoro, alla Juve ha fatto un capolavoro”

Davide Sacchetti intervista in esclusiva Michele Pazienza, ex giocatore del Napoli, che è stato anche allenato da Antonio Conte nella sua breve esperienza bianconera.

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Davide Sacchetti intervista in esclusiva Michele Pazienza, ex giocatore del Napoli, che è stato anche allenato da Antonio Conte nella sua breve esperienza bianconera.

Foggia cosa rappresenta per te?
“Foggia per me è stata casa e mi ha lasciato un ricordo bellissimo e fantastico e mi ha preparato per arrivare nelle grandi squadre come Napoli, Fiorentina e Juventus”.

Rimpianti di Napoli?
“In quegli anni del Napoli di Cavani Lavezzi De Santis il Napoli si è riaffacciato al calcio importante abbiamo riportato la squadra in Champions nelle competizioni europe. La squadra è stata una squadra di valori e fatta da uomini importanti”.

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Emozione di raggiungere la Champions?
“Sono dei traguardi che per me hanno rappresentato risultati importanti”.

Il rapporto con Mazzarri?
“Mazzarri ti aumentava la tensione ti teneva sulle corde fino alla fine”.

Atmosfera Conte?
“Conte ha fatto un capolavoro nel primo biennio con una squadra buona dove c’erano solo 6/7 elementi di prima fascia e lui si è legato su di loro e gli ha dato la responsabilità di trascinare anche il gruppo che era meno esperto”.

Preparazione atletica Conte?
“Lui seguiva in prima persona la preparazione atletica ma la cosa più assurda è quando siamo scesi in America dall’areo con un cambio di clima ci siamo subito andati ad allenare e qualcuno ha anche vomitato, ma il mister non si capacitava come andassimo così piano poi ha provato anche lui a provato a fare la parte atletica e si è reso conto che il clima era improponibile”.

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Non ti è rimasto il rammarico di non poterti giocare le possibilità con la Juventus?
“Si mi è rimasto, ma è anche colpa mia perché io mi volevo giocare le mie possibilità e lavorare insieme a dei campioni il mister Conte mi avrebbe tenuto molto volentieri”.

Bologna cosa ha rappresentato per te?
“Bologna a me e la mia famiglia mi ha trattato benissimo è stato un ambiente spettacolare, l’unica nota stonata è stata la retrocessione che una città e una piazza come quella di Bologna non merita”.

Come interpreti tu il Calcio?
“A me piacerebbe interpretare il calcio in maniera offensiva e con pressing alto però questo molte volte non è possibile perché purtroppo devi adattarti in base ai giocatori che hai”.

Cosa manca alla nazionale?
“Alla nazionale manca la creatività e il talento e purtroppo non si investe nelle scuole calcio i mister e gli istruttori non pensano a migliorare i ragazzi ma a poter guadagnare di più così facendo che quello diventi il loro lavoro principale, però così facendo non riusciremmo mai a creare nuovi talenti e nuovi campioni”.

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Il comportamento dei leader della Juventus?
“Avevano un comportamento esemplare e ti spingevano a dare il 100 per cento anche a giocatori normali perché quando vedi gente come Pirlo che corre come un pazzo Del Piero che rincorrere tutti ti viene voglia di non mollare nemmeno un centimetro”.